Giambattista Tiepolo (Venezia 1696 - Madrid 1770)



Affreschi di villa Valmarana (1757)
Vicenza

La decorazione della villa fu realizzata da Giambattista in collaborazione con il figlio Giandomenico e il quadraturista Gerolamo Mengozzi Colonna (Ferrara 1688-Venezia 1772) su commissione di Leonardo Valmarana. Le citazioni antiche del ciclo pittorico non fornivano indicazioni circa la divisione del lavoro e le parti spettanti al padre e al figlio. Una prima distinzione si deve a un'intuizione particolarmente brillante di Goethe che nel 1772 notava la presenza di due diversi stili che lui chiamò "il sublime" e "il naturale" cogliendo bene la peculiarità della differenza tra l'opera del padre e quella del figlio. Questa non è tanto rintracciabile sul piano formale quanto sull'attitudine verso due diversi registri espressivi: di tono più aulico nel primo caso, più popolare nel secondo. Qui però Giambattista, complici anche i soggetti raffigurati, lascia particolare spazio alla dimensione intima e sentimentale. Spettano a lui gli affreschi al pianterreno dell'edificio principale e alcuni della foresteria (dove alloggiavano gli ospiti, i forestieri appunto). Non sappiamo a chi si debba l'articolato progetto iconografico del ciclo incentrato, nel corpo centrale della villa, sui poemi eroici antichi e moderni, il cui tema unificante è quello del sacrificio e della rinuncia per un bene più grande.

Sala di Ifigenia

È la sala centrale che prende il nome dal personaggio della mitologia greca figlia di Agamennone e Clitennestra, attorno alla quale ruotano gli episodi raffigurati. Essa doveva venire sacrificata a Diana dal padre per guadagnare il favore dei venti e consentire alla flotta greca di salpare alla conquista di Troia, ma alla fine le fu risparmiata la vita e al suo posto fu sacrificata una cerva. Sul soffitto è rappresentato Diana ed Eolo, nella parete maggiore il Sacrificio di Ifigenia e nelle due pareti sul lato opposto La flotta greca in Aulide. Le raffigurazioni a monocromo delle personificazioni dei quattro fiumi più importanti della terra fino ad allora conosciuti, spettano con tutta probabilità al figlio Giandomenico.

Con le spalle all'ingresso della villa e procedendo in senso antiorario da destra abbiamo le seguenti quattro stanze.

Stanza dell'Iliade

Vi è rappresentato la vicenda di Briseide, schiava di Achille che viene portata a forza dal nuovo padrone Agamennone. Scoperto ciò Achille in preda all'ira si scaglia contro Agamennone ma viene trattenuto per i capelli dalla dea Minerva. Achille sconfortato per l'accaduto viene consolato dalla madre Teti che richiamata dal suo pianto emerge dal mare accompagnata da una Nereide. Completa la decorazione delle pareti la raffigurazione di Cupido in un paesaggio, quest'ultimo probabilmente eseguito in collaborazione con il figlio. Sul soffitto è raffigurata Minerva con putti sulle nubi.

Stanza dell'Orlando Furioso

La decorazione di questo ambiente è dedicata al poema di Ludovico Ariosto di cui osserviamo gli episodi di Ruggero che libera Angelica, che era stata legata a uno scoglio dai pirati per essere divorata da un'orca, di Angelica che cura Medoro, un soldato saraceno ferito e tra i quali nascerà l'amore, a cui segue la raffigurazione di Angelica che incide su un albero il nome di Medoro. La vicenda narrata per immagini si conclude con il Commiato di Angelica e Medoro dai contadini che li avevano ospitati, questi ultimi eseguiti con tutta probabilità dal figlio Giandomenico. Sul soffitto L'Amore bendato su un carro trainato da putti a simboleggiare la cecità della passione amorosa.

Stanza dell'Eneide

Del poema virgiliano sono rappresentati l'Addio di Venere al figlio Enea; Enea presenta Amore nelle vesti del figlio Ascanio a Didone, regina di Cartagine; Mercurio ordina a Enea di lasciare Cartagine. Conclude la decorazione parietale un affresco monocromo con Venere nella fucina di Vulcano mentre questi sta forgiando le armi per Enea, raffigurazione attribuita a Giandomenico. Sul soffitto, parzialmente distrutto in un bombardamento del 1944 è visibile Il trionfo di Venere.

Stanza della Gerusalemme Liberata

Il poema di Torquato Tasso è rappresentato con i seguenti episodi. Armida, maga che protegge i Saraceni rapisce il cavaliere cristiano Rinaldo dopo averlo addormentato. Rinaldo viene ritrovato da due soldati, Ubaldo e Carlo, mandati da a cercarlo Goffredo di Buglione, comandante dell'esercito cristiano. La vicenda prosegue con Rinaldo che vede le magie con cui è stato ammaliato e soggiogato da Armida e se ne vergogna e si conclude con Rinaldo che abbandona Armida mentre questa cerca di trattenerlo con le armi della seduzione. Sul soffitto la Vittoria della luce sulle tenebre visualizza il significato morale delle quattro raffigurazioni.

Al figlio Giandomenico si deve quasi per intero la decorazione della foresteria che comprende i seguenti ambienti: la stanza delle Cineserie; delle Scene campestri; della Villeggiatura; degli Dei dell'Olimpo (a cui lavora anche Giambattista) e del Carnevale.